La felicità è distopica: Clément Cogitore a l’Espace Louis Vuitton di Venezia

Prima campagna elettorale di Trump, 2016, New York. L’attenzione dell’artista francese Clément Cogitore, al tempo 33enne, si sofferma su un manifesto elettorale: c’è un bambino, lo guarda, gli resta impresso. Poco dopo entra in un supermercato, deve comprare del cibo, il suo sguardo viene catturato da una pubblicità appesa alle pareti del negozio: il protagonista è lo stesso bambino. Gli sembra strano, quasi impossibile, però ne è sicuro: è proprio lui. Così comincia a indagare e scopre il mondo delle agenzie di foto stock – Shutterstock, Getty – e quel modo di vendere la propria immagine senza avere il controllo dell’utilizzo che ne verrà fatto gli sembra che rispecchi perfettamente la direzione che sta prendendo la società.

“Quel bambino era usato per vendere un’ideologia politica, ma anche un prodotto alimentare: l’idea che non facesse alcuna differenza mi colpì molto”, racconta Cogitore.Si mette all’opera e nel 2018 crea una videoinstallazione appositamente per il premio Marcel Duchamp, che poi gli fa guadagnare la vittoria, dando uno slancio alla sua carriera. Si intitola The Evil Eye e presto diventa un elemento fondamentale del suo percorso artistico, oggi protagonista di una mostra a lui dedicata presso l’Espace Louis Vuitton di Venezia – al terzo piano della boutique dietro San Marco – in occasione della Biennale di Architettura 2025. L’esposizione è parte integrante del programma Hors-les-murs della Fondation Louis Vuitton, che si svolge negli spazi dedicati delle boutique di Tokyo, Monaco, Venezia, Pechino, Seoul e Osaka, realizzando l’impegno di creare progetti internazionali e renderli accessibili a un pubblico più vasto – l’accesso, infatti, è libero e gratuito.


E infatti un serpente striscia tra le stanze che ospitano server insinuando un dubbio: non è che i dati sono il male dei nostri tempi? Nel frattempo, Clément Cogitore è cresciuto e nel 2023 il suo lungometraggio Goutte d’Or è stato selezionato alla Semaine de la Critique per rappresentare la Francia agli Oscar, e ora si prepara per una regia teatrale molto speciale. Però di una cosa è certo: “Sette anni dopo, The Evil Eye è più attuale che mai”.
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