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Dolce&Gabbana portano a Roma l’omaggio alla multiforme bellezza dell’Italia e un tributo alla città

Dolce&Gabbana portano a Roma l’omaggio alla multiforme bellezza dell’Italia e un tributo alla città

Oltre ad applicarla alle loro sfilate-evento di alta moda e alta gioielleria, che dal 2012 girano l’Italia e che quest’anno faranno tappa a Roma, dal 12 al 16 luglio, Dolce&Gabbana hanno scelto la stessa formula del “Grand Tour” per “Dal cuore alle mani”, la mostra che racconta la loro storia e la loro visione, pensata anch’essa come un omaggio all’Italia stessa e al suo patrimonio di artigianato, arte, luoghi, storie e persone. Mostra che, dopo l’inaugurazione nell’aprile dello scorso anno al Palazzo Reale di Milano e il passaggio al Grand Palais di Parigi, dove ha chiuso il 2 aprile, è appena approdata proprio a Roma, negli spazi monumentali del Palazzo delle Esposizioni.

I molteplici omaggi della mostra coinvolgono dunque anche il più grande spazio espositivo e culturale del centro della Capitale, che con questo evento convoglia su di sé l’attenzione che merita. D’altra parte, quegli ampi spazi neoclassici firmati da Pio Piacentini e inaugurati nel 1883 nascevano proprio per dare al neonato Stato italiano un luogo dove “esporre” il meglio della sua creatività. E sono dunque ideali per ospitare le quattordici sale del percorso espositivo di “Dal cuore alle mani”, che nell’allestimento curato da Florence Muller e con le scenografie di Agence Galuchat si arricchisce dunque di tre sale: la prima, “Arte sarda”, è un tributo alla ricchezza del patrimonio tradizionale dell’isola e alla bellezza della sua antica architettura megalitica, con alcune creazioni presentate lo scorso anno in Sardegna e immerse dalle pareti di un nuraghe, con il sottofondo i canti dei tenores di Bitti; la seconda, “Anatomia sartoriale”, la più minimalista e architettonica, con le sue luci soffuse evidenzia il valore della base delle creazioni Dolce&Gabbana, dunque la corsetteria e lo studio delle forme del corpo umano; infine, la sala “Cinema”, una vera e propria sala dove sedersi e seguire il documentario “Devotion” con cui Giuseppe Tornatore nel 2020 ha raccontato la genesi della collezione Alta Moda, e poi la sfilata a Palermo, con le musiche originali di Ennio Morricone.

La nuova sala dedicata alla Sardegna

Per il resto le 200 creazioni di arte tessile, i gioielli, gli accessori, seguono il percorso che ha già conquistato decine di migliaia di visitatori a Milano e a Parigi. La sala inaugurale, impreziosita da un perimetro di tele di Anh Duong, già modella per il marchio e poi artista, evoca il lungo e ricco Grand Tour degli eventi di altra moda e gioielleria. Lungo tutto il percorso espositivo, con i suoi 1500 mq, si rincorrono gli omaggi all’antichità classica, ai mosaici bizantini, all’arte di Raffaello, Botticelli e Caravaggio, all’opera lirica, al cinema del Gattopardo. E ogni abito, gioiello o calzatura, esalta l’amore per il saper fare artigiano dell’Italia: non si tratta solo di arte prettamente sartoriale (da ammirare a lungo l’abito realizzato con migliaia di piume colorate dal laboratorio fiorentino Mazzanti, indossato da Naomi Campbell sul lago di Como nel 2018), o dell’arte dell’intarsio o del mosaico, ma anche di arti considerate “minori” come quella dei cestai pugliesi, con la seta intrecciata che imita il vimini dando vita a un abito-corsetto.

La sala dedicata all’Arte e la Maestria del Vetro

Omaggio che prosegue anche nell’allestimento stesso, con i pavimenti siciliani di Bevilacqua, laboratorio di Caltagirone, e i lampadari di Barovier & Toso, fra cui uno proveniente dal primo negozio di Dolce&Gabbana a Milano, lampadari che a loro volta evocano il distretto di Murano e si riflettono degli specchi di Barbini, altro atelier storico veneziano. Nella sala dedicata alla collezione degli abiti ispirati ai mosaici bizantini, ancora Venezia, con l’azienda Orsoni Venezia 1888 che ha realizzato il mosaico di cornice.

Cuore pulsante della mostra è però la sala dove è stato ricreato un atelier, con modellini, stoffe, aghi e forbici, manichini, e dove tre sarte lavorano dal vivo, per far percepire da vicino la bellezza della genesi dell’alta moda Dolce&Gabbana, con una trasposizione in versione ridotta dell’atelier di Milano, dove lavorano 120 persone.

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